Hangar case study n.3: come aprire uno spazio culturale (quasi) da zero?
IL BISOGNO
Dopo anni di progetti isolati, abbiamo l’opportunità di trasformare uno spazio pubblico inutilizzato in un luogo di socialità e cultura. Da dove partiamo?
L’associazione Officine Carabà di Asti ha gestito per anni eventi culturali, tra cui soprattutto Fuori Luogo Festival. Un appuntamento cresciuto negli anni in quantità e qualità, con una proposta di contenuti varia, interdisciplinare, a volte visionaria.
Nel 2015 il gruppo di giovani under 35 intravede un’opportunità di evoluzione: passare da un unico appuntamento annuale ad un qualcosa di molto più strutturato e ambizioso. Ottenere la disponibilità di uno spazio comunale abbandonato da 40 anni per ristrutturarlo e farne un polo artistico e culturale (ma non solo) con il nome di Fuoriluogo “culture and art residence”. Per farlo era però necessario un modello del tutto diverso rispetto a quello seguito per il Festival: un modello più imprenditoriale, da sviluppare praticamente da zero e con margini di rischio importanti, come in tutte le sfide.
LA DIAGNOSI
Un team numeroso da organizzare e tanti aspetti da considerare e coordinare tutti insieme
Officine Carabà ha vinto la selezione della 1° call di Hangar Point, partecipando con un gruppo di lavoro ampio e diversificato di 7 persone. Per Fuoriluogo Hangar ha progettato un percorso focalizzato soprattutto sulla pianificazione di sostenibilità, da tutti i punti di vista.
Per il progetto era cruciale costruire fondamenta solide su cui edificare le successive fasi di sviluppo. Avevamo, sia noi che “il team Fuoriluogo”, la consapevolezza di quanto fosse strategico avere un gruppo di lavoro organizzato, con ruoli definiti.
L’attività di pianificazione doveva quindi includere non solo gli aspetti più strettamente gestionali, ma anche quelli relativi all’organizzazione interna del lavoro.
LA RICETTA
Mettere ordine nella complessità
Con i nostri esperti in consulenza aziendale e fundraising sono stati affrontati gli aspetti cruciali per un progetto complesso e in partenza da zero, con una importante connotazione “fisica” legata ad un nuovo spazio.
Il modo migliore di affrontare una situazione di questo tipo è quello di costruire fondamenta solide, in grado di sostenere adeguatamente tutti gli elementi di una progettazione a medio-termine.
Per questo è essenziale definire in modo efficace l’identità valoriale (che diventerà comunicativa) del nuovo soggetto: perché nasce un luogo del genere? Dove vuole condurre tutti coloro che vi entreranno?
Gli elementi identitari creano il perimetro in cui inserire e utilizzare al meglio gli strumenti di programmazione e gestione più operativi: su tutti un business plan che definisca i diversi scenari di gestione e guidi la scelta del l’assetto giuridico e fiscale migliore e, subito dopo, un piano di attività dettagliato per i successivi mesi di lavoro, dall’avvio della ristrutturazione fino all’apertura dello spazio.
E poi, ancora: nel costruire un progetto in start up nulla deve essere delineato come se fosse definitivo: quando il gruppo di lavoro è ampio e il progetto deve passare dall’idea alla “carta” e infine alla realtà, serve un percorso di lavoro molto flessibile. Occorre poter recepire gli stimoli continui che nascono internamente e dall’esterno, preparandosi a non pochi “cambi di programma” durante il cammino.
IL RISULTATO
Una nuova organizzazione e un nuovo spazio aperto al pubblico
Fuoriluogo, ottenuta la concessione decennale dello spazio dal Comune, dopo circa 12 mesi di lavori di ristrutturazione, ha aperto al pubblico. Il 2 marzo 2017 è nato ciò che si voleva: un contenitore versatile di appuntamenti musicali, letterari, cultural-sportivi e artistici, con bookshop, caffetteria e spazio coworking. Un posto dove accadono cose quotidianamente, che ospita diversi eventi l’anno.
Il cammino verso la meta, ma anche dopo, non è stato del tutto lineare.
Qualche fisiologico cambio di assetto, un rimescolamento della squadra, un aggiornamento della proposta di contenuti e del modello di gestione hanno portato al Fuoriluogo di oggi, l’evoluzione ora consolidata dell’idea nata 5 anni fa.
«Il progetto Fuoriluogo - spiega Riccardo Crisci - nasce con una forte impostazione imprenditoriale che si doveva slegare dalla solita concezione di cultura attaccata alle sostenibilità pubblica. In quest’ottica, l’aiuto arrivato vincendo il bando di Hangar Piemonte è stato, in termini di know-how acquisito e arricchimento professionale, non quantificabile in termini economici e preziosissimo. Quello che serviva principalmente era la capacità di strutturare in termini pragmatici - pur senza perdere una certa visione creativa e culturale - tutte le idee. Dovevamo farle per passare “dalla testa” al “mondo reale”. Abbiamo capito come strutturare un business plan articolato e complesso, come gestire amministrativamente una struttura molto più complessa di un festival e che entra in contatto con l’apparato burocratico italiano, come gestire le economie e ottimizzare gli eventi culturali. È un progetto che ringraziamo sempre molto di aver incontrato sulla nostra strada».
Per affrontare un progetto ambizioso come il recupero di uno spazio è necessario:
- lavorare sulla propria identità(sia giuridica che di intenti) e sui contenuti che si vorranno portare all’interno del luogo:
- stilare un business plan coerente;
- redigere un piano delle attività a lungo termine;
- organizzare il proprio team di lavoro.
Pianificare non significa “imbrigliare”, irrigidire tutto in uno schema. Sarebbe la cosa più pericolosa, soprattutto nel caso di progetti complessi e a lungo termine, come quelli che coinvolgono edifici, spazi da allestire, investimenti, relazioni con le istituzioni.
Programmazione non è il contrario di flessibilità. Gli imprevisti fanno parte di qualsiasi impresa: a renderla memorabile sono la capacità di prevederli e affrontarli (per andare oltre).
E tu, hai mai pensato di recuperare uno spazio? C’è qualche strumento e attività che potrebbe servire anche a te?
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